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Quando l’arte ha incontrato il codice: la visione pionieristica di Michael Noll

Di Nicoletta Biglietti 16/06/2025

Nel cuore pulsante dei Bell Labs, tra i corridoi dove scienza e tecnologia si intrecciano da sempre per dare forma al futuro, un ingegnere ha saputo vedere oltre. Michael Noll, negli anni ’60, ha compiuto un gesto rivoluzionario: trasformare il computer, simbolo di razionalità e calcolo, in uno strumento creativo. In un’epoca in cui i PC (personal computer) erano ancora fantascienza, Noll già scriveva uno dei primi capitoli dell’arte digitale.

La sua è stata una sfida culturale e tecnologica: unire due mondi apparentemente inconciliabili, quello dell’ingegneria e quello dell’espressione artistica. Oggi il suo nome è considerato tra i capostipiti dell’arte generativa, ma tutto è cominciato quasi per gioco, come una sperimentazione personale condotta nei ritagli di tempo tra un progetto e l’altro. Eppure, quel gioco ha lasciato un’impronta duratura.

Le sue opere, nate tra le mura dei Bell Labs di Murray Hill, non rientravano nei canoni dell’arte tradizionale. Non pennelli né scalpelli, ma algoritmi e linguaggi di programmazione. Così, in un centro di ricerca pensato per innovazioni industriali, ha preso forma una delle correnti artistiche più rivoluzionarie del secolo scorso: la computer art.

Lontano dall’immagine convenzionale dell’artista, Noll ha portato nel mondo dell’arte la mentalità analitica dell’ingegnere. Questa prospettiva, inedita, ha permesso una fusione  tra logica e creatività, tra razionalità e intuizione. 

Nel corso di un’intervista rilasciata alla rivista IO01 Umanesimo tecnologico lo scorso anno, lo stesso Noll racconta come il suo approccio inizialmente “ludico”al mezzo tecnologico si sia presto trasformato in una ricerca estetica consapevole.

Curiosamente, Noll evitava di definire “arte” le sue prime creazioni, preferendo chiamarle “moduli”. Una scelta non solo terminologica, ma concettuale: rifuggiva le etichette per lasciare spazio all’esperienza estetica pura, libera dalle definizioni imposte dal mondo dell’arte tradizionale.

La sua prima esposizione pubblica, nel 1965 alla galleria Howard Wise di New York, segnò un momento spartiacque: per la prima volta, infatti, opere realizzate interamente da computer venivano presentate come forme d’arte a tutti gli effetti. La reazione fu immediata: anche figure di spicco come Nam June Paik iniziarono a interessarsi a queste nuove possibilità espressive.

Perché il lavoro di Noll non ha “solo” anticipato l’arte digitale, ma ha anche influenzato il mondo dell’ingegneria, dimostrando come estetica e funzionalità possano coesistere. Le sue animazioni tridimensionali – sviluppate per visualizzare dati scientifici – rappresentano un ponte tra l’arte e la comunicazione tecnica.

Nel suo racconto, rilasciato in occasione del convegno Fabbrica Estetica del 2023, emerge un tema centrale: che cos’è davvero l’arte? Per Noll, l’arte non si misura in base al museo che la ospita o al medium con cui è creata, ma grazie alla  reazione estetica che riesce a suscitare. In questo senso, le sue opere generative, spesso basate su elementi di casualità e ordine, mettono in discussione i nostri stessi criteri di bellezza.

Guardando al futuro, Noll riflette sul ruolo delle tecnologie emergenti nell’arte e sull’importanza di un’educazione interdisciplinare. È proprio dall’incontro tra mondi diversi che, secondo lui, nasce l’innovazione più autentica.

Un ultimo spunto arriva dalla cultura dei Bell Labs, che Noll ricorda come un ambiente fertile, dove gli scambi informali tra professionisti di campi diversi generavano nuove idee. Una cultura dell’innovazione, mediata da scambio, confronto e indomita passione, che oggi in tempi di intelligenza artificiale e creatività computazionale, si rivela più attuale che mai.

Michael Noll ci ha mostrato che la “bellezza” può nascere anche da un algoritmo, e che l’arte non è fatta solo di materia, ma anche di intuizione, codice e soprattutto, “lunga visione”.

 

Nicoletta Biglietti

(Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia)