In un’epoca in cui siamo costantemente immersi in flussi di immagini, dati e dispositivi, diventa urgente fermarsi un attimo — anche solo per osservarli e interrogarsi. È proprio da questa sospensione, tra percezione e riflessione, che prende le mosse il numero 6 di «IO01 Umanesimo Tecnologico». La rivista – ufficialmente accreditata dall’ANVUR come “rivista scientifica” – si propone di esplorare le connessioni tra tecnologia, arti e pensiero umanistico, interrogando come le immagini, le interfacce digitali e i linguaggi della contemporaneità plasmino la memoria, l’identità e le possibilità stesse della nostra esperienza. Non si tratta solo di osservare, ma di capire chi crea, chi distribuisce e chi fruisce contenuti, e come tutto ciò ridefinisca la percezione del reale, la coscienza e l’autorialità nell’era digitale.
L’apertura del numero 6 è affidata a Cesare Viviani, poeta senese tra i più rilevanti della scena contemporanea, con l’incipit tratto da Credere nell’invisibile (Einaudi, 2009). Viviani ci ricorda che “erano così chiare, evidenti le cose, non per la loro autenticità ma per eccesso di immaginazione”, ed in questa frase si condensano molti dei temi che attraversano il numero: la centralità dell’immaginazione nella costruzione del reale, il confine tra percezione e illusione, la tensione tra l’umano e l’algoritmico. La poesia diventa così il primo passo di un percorso che porta il lettore a interrogarsi sul senso della produzione visiva e sulla complessità della coscienza in un’epoca tecnologica.
Il volume si struttura in tre sezioni che dialogano tra loro, creando un vero e proprio crossover tra pratiche artistiche, ricerca progettuale e dibattito critico. I saggi e i progetti raccolti esplorano linguaggi diversi — visivi, sonori, performativi — e analizzano come la tecnologia plasmi l’esperienza umana e la produzione culturale. Emergono riflessioni sul ruolo dell’intelligenza artificiale, sulle dinamiche di autorialità, sulla costruzione della memoria e sulla capacità delle immagini di generare connessioni emotive e cognitive.
L’editoriale del Direttore Massimo Tantardini guida il lettore in questa riflessione, proponendo una “pausa” critica, intesa come un’utopia dell’invisibile. È un invito a interrogarsi sul nostro rapporto con le immagini e con i dispositivi tecnologici, ma anche sulla capacità dell’intelligenza umana di confrontarsi con quella algoritmica. La tecnologia non è qui una minaccia, ma una componente naturale dell’esperienza umana, che trasforma la percezione e amplifica la possibilità di generare conoscenza attraverso l’emozione, considerata come vero meccanismo attivatore della comprensione.
La prima sezione, dedicata ai Saggi accademici, raccoglie elaborati selezionati tramite la call for papers indetta dalla redazione, offrendo prospettive interdisciplinari che spaziano dall’estetica alla memoria, dall’intelligenza artificiale all’etica. L’insieme dei contributi mette in luce come dispositivi tecnici, linguaggi e immagini ridefiniscano creatività, conoscenza e identità, e come le discipline umanistiche possano dialogare con le nuove tecnologie per interpretare le trasformazioni culturali in atto.
La seconda sezione, Arti, ricerche, azioni, esplora invece la sperimentazione pratica: progetti artistici, performance e studi sul design tecnologico che indagano processi generativi, intelligenze non umane e nuove forme di sensibilità. L’arte diventa così uno spazio critico di azione, dove immaginari, ritualità e innovazione si incontrano e si contaminano.
Segue la sezione Dibattito contemporaneo, in cui filosofia, scienza, arte e architettura si confrontano sulle principali questioni del presente: dalla cooperazione tra intelligenza umana e artificiale, ai dilemmi etici e sociali delle tecnologie emergenti, fino alla riflessione sulle trasformazioni del sapere, dell’agire e dell’abitare. È un confronto aperto che mette in luce le tensioni e le opportunità generate dal mondo digitale.
Chiude il numero una rassegna delle principali notizie culturali dell’anno, accompagnata da una selezione bibliografica, recensioni e la nuova call for papers, che rilancia il dialogo e apre la prospettiva a nuove ricerche e sperimentazioni.
In questo numero, «IO01 Umanesimo Tecnologico» conferma il suo ruolo di osservatorio critico, capace di intrecciare riflessione, ricerca e creatività per leggere il presente e immaginare nuovi scenari in cui umano e tecnologia non si contrappongono, ma si confrontano in un costante scambio di visioni, immagini e idee.