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“Minerva”, la mappa visiva del pensiero di Kant. Intervista a Valerio Pellegrini

Di Nicoletta Biglietti redazione.sara 01/11/2025

Dal lessico kantiano a una mappa viva del pensiero. Minerva – piattaforma di analisi comparata che introduce una modalità di lettura interattiva e dinamica – nasce così: dall’ambizione di trasformare i migliaia di lemmi, pagine e ricorrenze concettuali esplorate dal filosofo tedesco Immanuel Kant in un sistema visivo capace di far emergere connessioni, tendenze e strutture che la lettura tradizionale non permette di cogliere a occhio nudo.
Per capire come si arriva a costruire uno strumento in grado di rendere “leggibile” la complessità del corpus kantiano, abbiamo parlato con Valerio Pellegrini, che ha curato il design visivo del progetto. Dal suo racconto emergono il lavoro di definizione delle regole di ricerca, la necessità di un linguaggio grafico rispettoso della dimensione filosofica e la sfida di progettare un’interfaccia capace di tenere insieme lettura ravvicinata e lettura a distanza.
La sua prospettiva porta dietro le quinte un processo che non si limita a rappresentare dati, ma li trasforma in una nuova esperienza interpretativa: un modo diverso di leggere, comparare e interrogare i testi, capace di modificare il gesto stesso della ricerca.


Valerio Pellegrini, Opere e parole, Spring Embedded Layout.

Nel progetto Minerva, la visualizzazione dei dati è utilizzata come strumento interpretativo per la filosofia. Come hai affrontato la sfida di tradurre concetti filosofici complessi in rappresentazioni grafiche senza semplificarli eccessivamente o distorcerne il significato?
Questa è stata una delle sfide più grandi affrontate in questo progetto. Si delineò sin dall’inizio la necessità di dover trovare un linguaggio visivo funzionale, chiaro, diretto e visivamente affascinante agli occhi del ricercatore di storiografia filosofica. A livello di processo, ho dovuto identificare innumerevoli possibili scenari che riuscissero, tramite sistemi e strutture, a rappresentare il pensiero, il lemma, il dato. Nella maggior parte dei possibili scenari, rappresentare semplicemente con un elemento grafico uno o più lemmi non è abbastanza: questi sono migliaia e devono poter essere visualizzati utilizzando diverse scale e contestualizzati all’interno del corpus kantiano. Ad esempio, poter “vedere” che il termine Ding an sich compare in un determinato anno, opera, e pagina del filosofo, non è abbastanza. Risulta invece necessario poter osservare al colpo d’occhio quante volte è ripetuto in tutte le opere (o solo in alcune), se compare in prossimità di altre parole chiave, se il suo utilizzo aumenta o diminuisce durante la sua produzione filosofica, se è stato usato solo in una occasione o in tutte le opere, ecc…

Nel processo di costruzione della rete parole/opere e dello streamgraph, quali criteri hai utilizzato per selezionare i 1000 lemmi più significativi del corpus kantiano? Hai riscontrato limiti metodologici nell’uso del motore di ricerca Korpora o nel trattamento dei dati linguistici?
La ricerca è iniziata con la selezione di 1000 tra le parole più rilevanti del corpus kantiano, scelte meticolosamente e nell’arco di mesi da parte dei ricercatori di Filosofia della Statale di Milano. Queste sono state ricercate nella sua intera opera (58 opere, 4500 pagine) utilizzando il motore di ricerca Korpora sviluppato presso l’Università di Duisburg-Essen; grazie ad uno script creato ad hoc, siamo riusciti – io e DensityDesign, laboratorio di ricerca del Politecnico di Milano – a setacciare, trovare ed esportare sotto forma di dati tutte le parole cercate e le relative declinazioni e coordinate. Sin dal primo momento si è rivelato necessario definire delle regole per la ricerca, ovvero trovare le radici delle parole (la lingua tedesca prevede le declinazioni, non sempre quindi la parola cercata corrisponde totalmente a quella presente nell’opera), saper gestire le desinenze e riuscire a riconoscere le parole composte. Dopo numerosi tentativi – caratterizzati da un progressivo affinamento dei criteri di ricerca –  è stato ottenuto un database finale di tutte le occorrenze delle parole nelle rispettive pagine e opere. Un file excel di circa 100.000 righe. Da questo elenco è stato possibile sviluppare finalmente una prima rete di parole/opere.


Valerio Pellegrini, ÔÇÿStreamgraphs 1747-1803ÔÇÖ.

Minerva propone di unire “lettura ravvicinata” e “lettura a distanza” tramite un’interfaccia interattiva. In che modo questa doppia modalità ha modificato, secondo te, il modo in cui gli studiosi possono leggere e interpretare un autore come Kant?
Le varie modalità di lettura delle informazioni presenti nello strumento digitale permettono al ricercatore non solo di poter comparare al colpo d’occhio varie ricerche svolte su opere diverse (permettendo così anche di comparare un numero consistente di parole in altrettante opere), ma anche di poter scegliere “la potenza della lente di ingrandimento”, la grana dell’informazione. Per gli storiografi della filosofia, poter scegliere il punto di vista e la distanza tramite la quale osservare le informazioni è fondamentale. E risulta anche innovativo il modo con il quale ora è possibile interagire: da questo momento i ricercatori hanno la possibilità di comparare parole tra due opere scegliendo, ad esempio, di entrare direttamente nel testo per quanto riguarda la prima opera, e di osservarne la posizione e la frequenza facendo uno zoom-out, quindi “uscendo dal testo”, nella seconda opera (in questo modo è possibile osservare al colpo d’occhio i quadrati/versi illuminarsi all’interno della struttura dell’opera). O possono semplicemente comparare i lemmi utilizzando lo stesso tipo di zoom, ad esempio osservandone unicamente la frequenza e la posizione all’interno delle opere, oppure comparandole entrambe come testi uno di fronte all’altro.
Le parole cercate possono essere anche poi visualizzate come streamgraphs, flussi di parole che anno dopo anno cambiano di dimensione (sulla base della ricorrenza della parola in un determinato anno o opera) e si ordinano decrescentemente dall’alto verso il basso, mostrando al colpo d’occhio i termini più e meno usati.
Inoltre, avere nello strumento digitale la possibilità di comparare la struttura delle opere avendole una accanto all’altra, risolve l’annoso problema di post-it, di quelle note, tra le pagine piegate, per tenere traccia delle ricerche in corso che solitamente affollavano le scrivanie dei ricercatori. Un’altra grande opportunità di questo strumento digitale è la possibilità di iniziare ricerche sui lemmi in modo totalmente differente dal solito: il ricercatore può “giocare” visivamente con la struttura sin dall’inizio, e decidere ad esempio di illuminare/cercare anche solo in parti specifiche del testo; ad esempio può decidere di comparare solo gli ultimi paragrafi o specifiche sezioni di opere diverse, per individuale eventuali pattern di significato e scrittura del grande Illuminista (solitamente il processo di ricerca parte da supposizioni e ricerche ben precise per poi ritrovarle nei testi e compararle, in questo caso invece si verifica frontalmente il processo inverso).

Guardando al futuro, prevedi che Minerva possa essere adattato o esteso anche a campi diversi dalla filosofia (per esempio letteratura, storia, sociologia)? Se sì, quali modifiche tecniche o metodologiche sarebbero necessarie per renderlo applicabile a nuovi domini testuali?
Minerva potrebbe essere utilizzato sicuramente per altri autori ed altri campi di studio. Per quanto riguarda la filosofia nello specifico, i ricercatori da subito hanno chiarito che la storiografia filosofica applicata a Kant permette l’utilizzo di dati e informazioni a questo livello e vive ricercando queste strutture invisibili, mentre altre ricerche in altri campi della filosofia e su altri filosofi non trarrebbero un giovamento sostanziale da questo strumento. Sicuramente può essere utilizzato per esplorare la letteratura, per lo studio dei testi in generale, a scopi scientifici, sociali ed economici. Le possibilità di applicazione sono molteplici così come le tematiche da esplorare.   Risulterebbe però necessario studiare profondamente il nuovo campo di applicazione, i relativi limiti e regole, ma soprattutto le reali necessità dell’effettivo utilizzatore finale dello strumento: al centro del processo vi deve essere sempre l’uomo.