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“Mondi Possibili”: come reale e virtuale ridefiniscono spazio, percezione e creatività.

Il terzo convegno di «IO01 Umanesimo Tecnologico».  Ecco il resoconto.

Di Nicoletta Biglietti e Sabrina Galli 24/11/2025

Non ci sono confini netti tra ciò che viviamo e immaginiamo. Tra ciò che definiamo «reale», «possibile» o «virtuale». Perché i mondi possibili sono qui, intorno a noi, nello spazio che abitiamo, in quello che «costruiamo». Il convegno “Mondi possibili. Geografie degli spazi virtuali e percezione del reale” – tenutosi venerdì 21 novembre 2025 nell’auditorium SantaGiulia a Brescia e organizzato dalla rivista «IO01 Umanesimo Tecnologico» – ha messo al centro dei lavori proprio questa «tensione». Ha esplorato, attraverso esempi concreti, teorie ed esperienze storicizzate e contemporanee, dove si potrebbero collocare i confini «del possibile», il rapporto tra spazi agiti e immaginati e quella soglia, forse così effimera e labile, tra reale e virtuale. In questa prospettiva, la geografia, lo spazio e l’habitat assumono contorni nuovi, plurali e sfuggenti, mostrando come percezione, identità e creatività possano ridefinire il modo in cui viviamo e interpretiamo l’esistente.

La mattinata si è aperta con i saluti istituzionali del direttore dell’Accademia SantaGiulia Paolo Sacchini, che ha evidenziato il ruolo dell’istituto come luogo di sperimentazione e ricerca tra arti visive e tecnologie: «La rivista e il convegno annuale si collocano in una traiettoria di sviluppo di medio e lungo respiro, segnando l’impegno e l’entusiasmo con cui la nostra istituzione ha accolto la sfida dell’artistic research, fino ad attivare un dottorato specifico nell’ambito delle arti visive e dell’umanesimo tecnologico». In collegamento è intervenuto poi il professor Giuseppe Bertagna di Edizioni Studium, editore della rivista «IO01 Umanesimo Tecnologico», che ha sottolineato l’importanza del dialogo tra teoria e pratica nell’arte e nelle tecnologie digitali. Massimo Tantardini – curatore scientifico del convegno, vicedirettore dell’Accademia con delega alla ricerca e alla produzione artistica e direttore della rivista – ha spiegato come vivere in uno spazio dove reale e virtuale si intrecciano, il cosiddetto phygital, influenzi la percezione stessa della realtà. I mondi possibili sono quindi ipotesi da prefigurare, partendo dal rapporto ormai naturale con le tecnologie digitali – e soprattutto senza mai dimenticare la dimensione corporea dell’esistenza.

Sono intervenuti poi Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei, Ivana Passamani, delegata del rettore dell’Università degli Studi di Brescia e, in collegamento video, la senatrice Alessandra Gallone, consigliere del Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.

La sessione mattutina è stata quindi introdotta dalla moderatrice Ilaria Bignotti, dottore di ricerca in Teorie e Storia delle Arti e curatrice scientifica di Archivi d’Artista, tra i quali l’Associazione Archivio Paolo Scheggi e lo Studio Fabrizio Plessi, oltre che incaricata dal Comune di Brescia del servizio specialistico di supporto nell’ambito della direzione artistica, ideazione e organizzazione di progetti ed eventi di arte contemporanea (2024-2028).

A seguire i lavori sono iniziati con l’intervento di Fabrizia Bandi, ricercatrice in Estetica all’Università degli Studi di Milano, che ha presentato un intervento dal titolo “Nello spazio dell’immagine: un percorso estetico nei mondi virtuali”. Bandi ha sottolineato come la realtà virtuale abbia trasformato la percezione del reale. L’immagine è diventata luogo da abitare, «un viaggio estetico-fenomenologico nei nuovi spazi digitali dove il confine tra realtà e virtualità diventa esperienza». È stata poi la volta di Stefano Lazzari, innovation evangelist e media content manager, e Mario Neve, geografo e ordinario di Beni Culturali all’Università di Bologna, che hanno presentato un intervento dal titolo “Inhabiting the Immaterial Landscapes. Il paesaggio virtuale come luogo di vita, memoria e immaginazione”. Qui, il metaverso è stato descritto come «un complesso costrutto culturale delle persone che lo abitano, lo vivono, lo pensano e lo realizzano». L’“ecumene digitale” – termine che deriva dal greco antico oikouméne e significa “terra abitata” – diventa qui la metafora di uno spazio globale in cui le interconnessioni digitali delineano una nuova distesa umana: un territorio abitato da flussi di informazioni, idee e relazioni che attraversano e oltrepassano confini fisici e culturali.

A seguire è intervenuto in video, Enrico Dedin, media artist e art director, che ha esplorato il confine fluido tra reale e virtuale attraverso cinque casi studio. Nel suo intervento dal titolo “Cortocircuiti Onlife. Opere tra hacking urbano, post-riti e fake-brand”, ha analizzato processi creativi e materiali inediti della dimensione “onlife”: «Onlife – ha sottolineato – è un neologismo che indica una condizione in cui un’esistenza reale e virtuale non è mai separata. È in questa condizione che il digitale diventa esso stesso matrice della percezione della realtà».

In seguito Arianna Ferrari, dottoranda dell’Accademia SantaGiulia, ha presentato il progetto didattico Mondi Possibili: un intreccio dei bienni di Arti Visive e di Grafica e Comunicazione volto a esplorare prospettive, possibilità e limiti dei mondi possibili.

È stato poi il turno di Valentina Ravaglia, curatrice alla Tate Modern di Londra, che, nell’intervento in video dal titolo “Virtual Wilderness: spazi virtuali negli immaginari artistici dei primi anni Novanta”, ha mostrato i casi di Treister e Yuxweluptun, due artisti dei primi anni ’90, le cui riflessioni artistiche esploravano già la realtà virtuale in chiave culturale e spirituale, anticipando temi oggi centrali.

A seguire Simonluca Laitempergher ha proposto un intervento dal titolo “Oltresuono. Cartografie dell’ascolto”, in cui il suono è diventato mappa, spazio condiviso e territorio da abitare. Nel corso dell’anno accademico 2023-24, Laitempergher ha coinvolto giovani artisti del suono in una riflessione sul concetto di spazio ibridato attraverso la realizzazione di un’opera collettiva di audio locativo. Da questo percorso è nata un’installazione sonora diffusa, invisibile e potenzialmente “permanente”, che si estende su gran parte dell’area dei Giardini Margherita di Bologna. «Il suono non è solo fenomeno fisico, ma territorio da abitare, memoria da decifrare e confine da esplorare», ha spiegato, mostrando come l’acusmatico possa essere chiave per comprendere percezione, immaginazione e costruzione dello spazio virtuale.

La mattinata si è chiusa con l’intervento da remoto di Salvatore Majorana, presidente internazionale di IASP – International Association of Science Parks and Areas of Innovation – e direttore del Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso, che ha sottolineato come parchi scientifici e tecnologici siano centrali nello sviluppo delle società moderne. Posti al crocevia tra ricerca, industria e finanza, sono capaci di promuovere competitività e crescita dei territori, con attenzione particolare allo sviluppo delle competenze e del capitale umano come misura fondamentale del progresso.

Una mattinata dalla quale è emerso come «il reale», «virtuale» e «possibile» non si distinguano più per linee nette. Sono campi semantici permeabili, perché «il reale» ha smesso di coincidere con la sola materia e il «virtuale» non può più essere relegato all’effimero. Si configurano quindi come tre prospettive di un’unica architettura disarticolata.

Responsabilità, scelta, metamorfosi dell’identità e del proprio itinerario sono i nodi centrali emersi dalla prima parte del convegno. Un intreccio visivo e poroso in cui “tutto” risulta interconnesso, in cui le categorie si fanno più labili, più aperte e, forse, anche più «rischiose».

Dopo la pausa pranzo si è aperta la sessione pomeridiana, con il passaggio del testimone da Ilaria Bignotti alla nuova moderatrice Renata Mansini, docente di Ricerca Operativa presso l’Università degli Studi di Brescia.

Il “convivio dantesco” – come lo ha definito in apertura Massimo Tantardini – è ripartito con l’intervento “Sensorialità, presenza e arte nelle geografie dell’incontro” di Chiara Paolino, professoressa associata all’Università Cattolica di Milano e PhD in Management & Business Administration all’Università Bocconi. «L’arte è un campo di sperimentazione sensoriale, dove la corporeità diventa strumento di esplorazione», ha osservato Paolino, invitando il pubblico a riflettere sul ruolo dell’arte nel consolidamento delle relazioni umane, dai rapporti tra subalterni in contesti lavorativi alle interazioni con persone con disabilità in ambito ospedaliero e riabilitativo.

A seguire, Francesca Gasparini, professoressa associata all’Università di Milano-Bicocca e direttrice del laboratorio di Multimedia Signal Processing, insieme alla dottoranda Claudia Rabaioli, ha proposto un dialogo dal titolo “Il ruolo delle emozioni in ambito educativo: efficacia e misura nel mondo reale e virtuale”. Le relatrici hanno presentato i risultati della loro ricerca sulla misurazione delle emozioni nell’esperienza di “spazi virtuali”, spiegando come gli stati emotivi siano rilevabili «attraverso questionari e/o segnali fisici oppure fisiologici. Abbiamo messo a confronto emozioni reali e mondo virtuale anche in ambiti differenti, con strumenti di misurazione sofisticati, alcuni addirittura “indossabili”, che consentono di tracciare la conduttanza cutanea, onde encefalografiche ed altri indicatori».

Il pomeriggio è poi proseguito con l’intervento “C’è la narrazione e poi c’è la realtà” di Giuseppe Accardi, fondatore e AD di FullBrand e vicepresidente e direttore dell’Osservatorio della Fondazione Social Economic Development Enrico Mattei. Riflettendo sul ruolo dello storytelling nell’epoca contemporanea, Accardi ha proposto un’osservazione provocatoria: «I quattro evangelisti sono stati grandi storyteller, in quanto portano quattro versioni degli stessi fatti». Da qui una riflessione più ampia sui social media, che oggi sono «luoghi in cui raccontiamo quel che pensiamo sia per noi la verità».

Successivamente è intervenuto Marco Dotti, docente di Professioni dell’Editoria all’Università di Pavia, con “La mappa è il territorio. Cartografie gnostiche di mondi possibili”. Indagando le trasformazioni della contemporaneità, Dotti ha osservato come «la distinzione tra spazio-tempo reale e spazio-tempo virtuale si fa sempre più sfumata. Emergono così nuove domande, anche nel senso comune meno critico: se la mappa coincide con il territorio, che cosa accade alla mappa? E che cosa al territorio?».

A chiudere la serie di contributi filosofici e scientifici è stato il discorso “The Ancient of Days. Il Romanticismo e le origini del concetto di realtà estesa (XR)”, presentato da Carlo Susa, storico del teatro e dello spettacolo e coordinatore del Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate all’Accademia SantaGiulia. Susa ha mostrato come «il movimento romantico, attraverso il suo immaginario poetico e la sua cultura visuale, è stato fondamentale nell’evoluzione della realtà estesa». Tra gli esempi di “mondi virtuali” presenti nell’immaginario romantico e neoromantico ha richiamato il “Panopticon” del filosofo inglese Jeremy Bentham: un modello architettonico per un carcere ideale che, come ha puntualizzato Susa, «per Bentham si costituisce come struttura ideale per tutte le relazioni sociali».

Il convegno si è concluso con la premiazione del “Concorso di Immagini” promosso dalla rivista «IO01 Umanesimo Tecnologico», con lo scopo di valorizzare l’importanza della ricerca artistica e umanistica nella società, oltre che evidenziare il ruolo importante che potrebbe avere la cultura visuale e digitale all’interno della ricerca scientifica.

Il contest, aperto ad artisti, designer e performer, è stato vinto da Marco Calabrese con il cortometraggio “Chthonia: a world beyond the Anthropocene”, progetto nato per la tesi finale del Master in 3D Visual Design presso AANT Roma. Il video racconta il viaggio immaginario di un’intelligenza artificiale che ha il compito di comprendere la natura dell’essere umano e risolvere il problema della riproduzione umana, compromessa da un nuovo virus.

La menzione speciale è stata assegnata a HACK duo, ovvero Adriana Ribalenco e Chiara Bertasini, studentesse dell’Accademia Brera, che hanno dichiarato di aver trovato il tema richiesto molto stimolante. Ulteriori menzioni sono state conferite ad Angela D’Onghia, Giovanni Diano e Michele Rinaldi.

Infine, dopo un’intera giornata dedicata alla riflessione sugli «spazi virtuali» e sui «mondi possibili», uscendo dalle porte dell’auditorium, è probabile che i partecipanti si stessero chiedendo se non stessero davvero attraversando il confine verso un nuovo mondo possibile.