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Una nuova terra promessa

Back to the Metaverse. La mostra di Marco Cadioli a Udine presso SMDOT/Contemporary Art

Di Stefano Monti 15/11/2022
In copertina: M. Cadioli, Me Flying over the birth of a virtual world, 2006, digital print on fine art paper

Back to metaverse

«Queste opere sono un estratto dalla mia ultima mostra, Back to the Metaverse, intitolata così perché per me, che ho iniziato a scattare fotografie nei mondi virtuali nel 2004, quello che sta succedendo ora è in qualche modo un ritorno.

In Back to the Metaverse sono affiancate opere del 2007 a opere del 2022, un arco di tempo di 15 anni dalle prime esperienze di Metaverso alla recente esplosione di interesse sul tema. Un ritorno quindi, ma in un contesto profondamente mutato che vede la rete in una nuova fase di trasformazione, con l’affermarsi della tecnologia BlockChain e le prime prove di Web 3.0.

L’opera Rousseau Reloaded del 2007, evidenzia il clima dei primi mondi virtuali, luoghi esotici come la giungla di Henry Rousseau, mondi lontani dal reale e carichi di promesse su futuri possibili legati al sogno della rete. E così anche Der Neue Wanderer del 2008, che ritrae il mio avatar che si affaccia su un “mare di nebbia” simbolico con lo smarrimento dell’ignoto e la vertigine del sublime, durante l’esplorazione di angoli della rete inesplorati come il mondo virtuale cinese. Accanto a queste opere degli inizi c’è l’installazione dal titolo Il Gorgo e la Promessa, con due video affiancati, entrambi girati nel Metaverso negli ultimi mesi del 2021 e inizio 2022, quando è esploso l’interesse per il Metaverso stesso e tutti si sono buttati dentro, nel Gorgo, con una Promessa, non più la rete come luogo di libertà ma mondi direttamente legati al fenomeno delle Cryptovalute fortemente basati sul tema del denaro e del mercato di massa.»

Marco Cadioli

(Artista, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano e Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia)

Marco Cadioli, con il suo progetto espositivo intitolato Back to the Metaverse, inaugura il terzo anno di programmazione di SMDOT/Contemporary Art nella città di Udine. In questo caso, sia Marco che il sottoscritto, abbiamo deciso di affrontare e descrivere ciò che ci sta “sotto il naso”, facendo attenzione di non “andarci a sbattere”, prendendo coscienza, se ce ne fosse ancora bisogno, come la posizione stessa del contemporaneo, che affrontiamo da anni, probabilmente sia la più svantaggiosa rispetto a qualunque tipo di arte, che si tratti di scrittura, musica, lavori visivi, teatro, cinema. Essere troppo vicini, attratti dalla forza della “the next big think”, spinti dal timore di essere tagliati fuori da ciò che sta per diventare grande, rilevante, redditizio, è sicuramente un rischio, ma sostenuti dalla nostra curiosità e voglia di reincanto, siamo saliti sulle spalle del fantasma di Charles Baudelaire e del suo Il pittore della vita moderna, dove l’artista è “l’uomo che comprende il mondo e le ragioni misteriose e legittime di tutte le sue usanze” ed abbiamo deciso di metterci scomodi e di entrare nel Metaverso. Un viaggio iniziato qualche anno fa e oggi diventato argomento di grandissimo interesse ed attenzione. La mostra è il pretesto per affrontare nuove parole, concetti e figurazioni, approfittando della sensibilità dell’artista. […] Metaverso, web 2.0 e web 3.0, realtà virtuale, realtà aumentata, blockchain, Nft, criptoarte, criptovalute, questi sono alcuni dei nuovi elementi che costruiscono una parte del piano concettuale sul quale è edificata la mostra e con i quali gli spettatori e le opere esposte si misurano. […]

La parola Metaverso è un termine coniato da Neal Stephenson, appare la prima volta nel suo romanzo di fantascienza cyberpunk Snow Crash del 1992, siamo in una sorta di realtà virtuale condivisa attraverso internet e si è rappresentati in tre dimensioni dal proprio avatar. Possiamo dire che questo romanzo anticipa di alcuni anni la nascita del primo mondo virtuale, grazie alla costruzione di una piattaforma informatica denominata Second Life che viene lanciata nel 2003. Negli stessi anni assistiamo all’evoluzione del web 1.0 verso il web 2.0, termine coniato tra il 2004 e il 2005. Da un’attività di interconnessione basata su reti di comunicazione si passa ad uno scambio e produzione di informazioni e contenuti tra gli utenti. Interazione, condivisione e partecipazione sono gli elementi fondanti del web 2.0. Eccoci giunti al web 3.0 difficile da descrivere perché è un processo ancora in fase di definizione. Gli elementi caratteristici sembrano essere la trasformazione del web in un grandissimo database, un maggiore sfruttamento dell’intelligenza artificiale, l’evoluzione verso un web semantico, la creazione di un web potenziato, cioè in grado di influenzare la realtà come non era mai accaduto, la costruzione di ambienti 3D. Il Metaverso è un prodotto del web 3.0. Stessa cosa possiamo dire per la blockchain, un registro digitale estremamente sicuro, che ha permesso la realizzazione delle criptovalute e dei famosi Nft (non fungible token), un certificato di unicità e proprietà di un file digitale. Back to the Metaverse è l’inizio di una riflessione, di una pratica su questi temi. […]

Nel lavoro di Marco non c’è il timore o il rifiuto del Metaverso e del web 3.0, sarebbe come temere il demonio o le streghe, tanto meno una critica fine a sé stessa, piuttosto si manifesta un invito al mondo dell’arte a mettere in discussione i valori tecno culturali che possono essere creati ed espressi appropriandosi ed utilizzando questi strumenti. Grazie alle pratiche artistiche possiamo andare e tornare dal futuro, possiamo documentarlo e osservarlo, possiamo provare a modificare il presente per costruirci un presente e un futuro migliore, avendo sullo sfondo il pensiero dello scultore americano Walter De Maria, “Sia l’arte che la vita sono una questione di vita e di morte”.

Da Una nuova terra promessa, testo e cs di Back to the Metaverse, scritto dal curatore della mostra Stefano Monti.