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Metaverso e realtà dell’educazione: quando il virtuale diventa uno strumento per praticare la realtà

Roberto Maragliano e Salvatore Colazzo presentano il loro nuovo libro edito da Studium. Tra gli ospiti Massimo Tantardini, direttore di IO01 Umanesimo Tecnologico

Di Alessandro Mondini (Studente, triennio in Didattica, Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia) 08/03/2023
Presentazione del libro Metaverso e realtà dell'educazione presso la Sala Libretti del Giornale di Brescia

Martedì 21 febbraio 2023 si è tenuta presso la Sala Libretti del Giornale di Brescia e in diretta streaming (qui il link della diretta: Webinar “Metaverso e realtà dell’educazione” – Sala Libretti) la presentazione del libro Metaverso e realtà dell’educazione, primo appuntamento di una serie di eventi organizzati dal quotidiano bresciano in collaborazione con la casa editrice Studium, fondata nel 1927 per iniziativa di Giovanni Battista Montini e Igino Righetti. Presenti in sala, hanno preso parte al dibattito Gabriele Colleoni (vicedirettore del Giornale di Brescia), Francesco Magni (docente dell’Università di Bergamo e moderatore dell’evento), Massimo Tantardini (direttore di IO01 Umanesimo Tecnologico, professore e capo dipartimento arti visive di Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia) e Claudio Baroni (giornalista del Giornale di Brescia). Hanno invece partecipato in collegamento streaming gli autori e curatori del libro, Roberto Maragliano (già docente dell’Università di Roma 3) e Salvatore Colazzo (docente dell’Università del Salento), ai quali si è aggiunto Giuseppe Antonio Valletta (responsabile commerciale di Edizioni Studium). 

Il volume Metaverso e realtà dell’educazione si inserisce nell’ampia discussione pedagogica storicamente promossa dalla casa editrice, ricercando e analizzando le potenzialità che il Metaverso può offrire al sistema scolastico attuale. «Il Metaverso – afferma Gabriele Colleoni – è una realtà parallela che sta sempre di più prevalendo sulla nostra vita. È una realtà che è in continua trasformazione con un’accelerazione incredibile negli ultimi anni. Trasformandosi, essa trasforma anche noi, proprio perché ci siamo dentro. Dobbiamo perciò capire cosa stiamo facendo e dove stiamo andando». 

Parlando di tecnologia e innovazione, spesso si rivive la divisione riconosciuta da Umberto Eco tra chi vede nel processo tecnologico gli eventuali pericoli, gli “apocalittici”, e chi ne sostiene le possibilità di sviluppo, gli “integrati” (Umberto Eco, Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano 1964). Partendo da questa suggestione, Francesco Magni apre il dibattito domandando agli autori quale sia l’impatto della rivoluzione tecnologica nella dimensione educativa. «La tecnologia è una componente fondamentale dell’essere umano. – risponde il prof. Roberto Maragliano – Leggere e scrivere non appartengono alla natura originaria dell’uomo: sono strumenti che l’uomo si è costruito estendendo la propria sensibilità, il proprio immaginario; sono una tecnologia che prima di tutto è una tecnologia mentale. Per poter diventare umane, le tecnologie della conoscenza hanno bisogno di essere praticate e riconosciute come tali. Nel caso dell’innovazione digitale i tempi di interiorizzazione, di accoglimento e riconoscimento sono stati molto rapidi, tempi ai quali noi non siamo abituati». Secondo Maragliano stiamo perciò vivendo un’occasione ottimale per riflettere sull’identità umana, la quale è ora chiamata a rapportarsi con una trasformazione continua, dove «il virtuale non è qualcosa di esterno alla realtà, ma è un modo di praticarla». In ambito scolastico, ragionare in questi termini implica mettere in discussione i limiti storici del sistema-scuola, un modello che crede nel processo di virtualizzazione della realtà operato solo attraverso la scrittura.

«Dobbiamo porci il problema della dimensione epistemologica della scuola. – prosegue il prof. Salvatore Colazzo –  È cambiato il nostro modo di apprendere, di gestire il nostro sapere. È cambiato profondamente. Di conseguenza la scuola ne deve prendere atto. Come può la scuola entrare in sintonia con questa rivoluzione?».

Il dibattito continua in sala con l’intervento del prof. Massimo Tantardini: «In un Accademia di Belle Arti la questione si complica ulteriormente. Partendo da una matrice umanistica e andando nella direzione della progettazione di un design visuale dell’oggi, ci domandiamo come debbano essere gli spazi di questa rivoluzione. Come possiamo progettare un Metaverso credibile, accogliente, che ci consenta di praticare la realtà anche attraverso la frequentazione di uno spazio virtuale?». Per Tantardini è stato dunque necessario approfondire quali siano le fondamenta di questo spazio: «Nell’ultimo numero di IO01 abbiamo raccolto diversi contributi per cercare di capire che cosa sia il Metaverso. Quello che io provo di fronte a questo mondo digitale che mi attrae e verso il quale l’idea di una forma di Umanesimo Tecnologico suona come una sorta di “assunzione di responsabilità”, in particolare come docente, cioè educatore di studenti che un giorno saranno chiamati a progettare quegli spazi è una sensazione simile a quella provata quando si studia per la prima volta un testo letterario che appartiene a un’epoca molto distante dalla nostra, un testo medioevale ad esempio. È la sensazione di stare affrontando una sorta di spazio extratemporale, un sito archeologico misterioso, qualcosa di antico che sembra però, debba ancora accadere».

Secondo Claudio Baroni, occuparsi di Metaverso è anche una questione di responsabilità: «Ho letto con grande interesse il libro curato dal prof. Maragliano e dal prof. Colazzo. Una delle questioni sollevate dagli autori riguarda il rischio di rimanere prigionieri in questa realtà. Esiste una possibilità che il Metaverso venga costruito come mondo chiuso, come un sistema imposto e asservito alle esigenze economiche di poche persone a discapito di molte. Da questo punto di vista, il sistema dell’educazione dovrà costruire atteggiamenti critici nei confronti del Metaverso, perché sarà fondamentale conoscere i suoi meccanismi. Soltanto così saremo in grado di capire se stiamo diventando protagonisti oppure prigionieri di questo nuovo mondo, che non è altro che un ampliamento della realtà che ci circonda».

L’esistenza del Metaverso è tuttavia fortemente vincolata dall’agire dell’uomo, il quale «dovrà continuare a fornirgli informazioni – sostiene in conclusione Giuseppe Antonio Valletta – perché questa tecnologia non sa vivere da sola, ma elabora le informazioni e le tracce che gli utenti lasciano navigando sulla rete. Se l’uomo a un certo punto dovesse “spegnersi”, smettendo di scrivere e di istruirsi, l’intelligenza artificiale non avrebbe la capacità di evolversi in autonomia. In altre parole, l’intelligenza artificiale morirebbe».

 

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Quale esperienza artistica nel metaverso? Note per la formazione e il lavoro artistico